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giovedì 17 novembre 2016

Giocare a fare lo scolaro






TEMA DI ORDINE GENERALE
Fritjof Capra (La rete della vita, Rizzoli, Milano 1997) afferma: «Tutti gli organismi macroscopici, compresi noi stessi, sono prove viventi del fatto che le pratiche distruttive a lungo andare falliscono. Alla fine gli aggressori distruggono sempre se stessi, lasciando il posto ad altri individui che sanno come cooperare e progredire. La vita non è quindi solo una lotta di competizione, ma anche un trionfo di cooperazione e creatività. Di fatto, dalla creazione delle prime cellule nucleate, l’evoluzione ha proceduto attraverso accordi di cooperazione e di coevoluzione sempre più intricati».
Il candidato interpreti questa affermazione alla luce dei suoi studi e delle sue esperienze di vita.
Svolgimento
La guerra. Sappiamo le bestialità a cui conduce. Eppure ogni giorno ci alziamo ed iniziamo una guerra con la moka, col collega di lavoro, con la suocera.
L’ira. Potrebbe essere causa, che appunto genera questo bisogno di lottare.
La lotta. Insomma, non sappiamo perché ma abbiamo bisogno di scontri per sopravvivere. Anche il matrimonio, ai più, potrebbe sembrare uno scontro per chi lava i piatti o una lotta per chi è più desiderabile sotto le lenzuola.
Sappiamo anche che San Paolo si dilettava nel pugilato e vedeva la vita come un impegno concreto a quella lotta quotidiana per procurarsi il pane, tanto da affermare: “E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuol lavorare, neppure mangi” (cfr. 2Ts 3,10).
Quindi se diamo un ipotesi X, la vita potrebbe sembrare un continuo scontro di forze che lottano per sopravvivere.
La pace. Sembrerebbe un qualcosa di cui siamo continuamente alla ricerca. Eppure ogni giorno sappiamo sperimentare quella pace del nostro mondo occidentalizzato, e laicamente parlando, siamo privi di gratitudine sia a noi stessi, per le suddette continue battaglie psicologiche, sia ai nostri antenati che hanno dato la vita per la pace, per come trattiamo profughi, poveri ed anche la vivibilità del nostro pianeta.
L’amore. Un arcano pare, un tabù. Ma cos’è questo “amore”? Io devo ancora chiarire il concetto ai miei neuroni, impegnati ora come ora a lottare per mantenere in vita tutte le funzioni principali per la mia deambulazione quotidiana.
L’unione. Non ho detto mica una brutta parola? Se la nascita di una nuova creatura è un qualcosa di meraviglioso nell’immaginario collettivo, mi dite come farla senza unione? Ah è possibile giusto! Sarò bigotto allora… boh?
Sappiamo però contrariamente (sembrerebbe erroneamente a quanto affermato da San Paolo) che “Egli scava un pozzo profondo e [il malvagio] cade nella fossa che ha fatto” (cfr. Sal 7,16)
Quindi l’ipotesi Y dovrebbe somigliare ad un qualcosa tipo “chi aggredisce è maledetto!”
Una cosa è possibile: è il nostro inconscio che ci suggerisce di essere sempre pronti a sguainare una spada.
Capiamo quindi “di non aver capito niente”.
Possiamo pensare che quei noiosi volumi di storia letti dalla polvere, giustamente, non ci illustrano che un’antichità piena di sanguinosa lotta per il potere o territorio o diritti, da cui ereditiamo un presente, in cui ci mancavano solo persone che vogliono ribaltare il concetto di famiglia, riducendola a qualcosa di asessuato.
Forse ora possiamo apprezzare il fatto che è un dono andare d’accordo con la moka, sopportare il collega e avvitare (rido!) bene la suocera.
E allora la differenza tra le ipotesi Z a cosa corrisponde?
Forse che la vita è un “amore”? “Amore” è vita?
“Questo è il mio comandamento che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando che vi amiate gli uni gli altri.” (cfr Gv 15, 12-17)

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